Il cinema secondo François Truffaut
di Andrea Alesci

Ottant'anni fa a Parigi nasceva il grande cineasta francese che seppe riscoprire il valore delle opere hitchockiane. Fra i suoi film capolavori come "I quattrocento colpi", "Fahrenheit 451", "Tirate sul pianista", "Jules e Jim"

 
Anche Google gli ha dedicato uno dei “doodle” riservati a personaggi o eventi entrati nella storia dell’uomo. Lui ci è entrato a partire da quel 6 febbraio 1932, quando nacque a Parigi, vicino a Place Pigalle: si chiamava François Truffaut.
 
Attore, sceneggiatore, scrittore ma soprattutto regista di alcuni dei più grandi capolavori del cinema, Truffaut ha avuto anche il grande merito d’aver dato il giusto peso alle perfette misteriose pellicole di Alfred Hitchcock, tanto da dedicargli un libro dal titolo “Il cinema secondo Hitchcock”.
 
Se facciamo il nome del cineasta francese torna subito alla memoria come un galleggiante nell’oceano dei film l’indimenticabile “Jules e Jim”, storia di due amici/rivali e di un triangolo amoroso con Catherine, di una figura femminile che tante volta ritorna nelle sue pellicole (“La calda amante”, “L’uomo che amava le donne”, “Adele H. una storia d’amore”).
 
E poi film come il fantascientifico “Fahrenheit 451”, tratto dall’omonimo libro di Ray Bradbury e premonitore di un futuro che sopprime l’esistenza a favore dell’apparenza, dove i libri vanno ricordati a memoria per non essere cancellati dall’obnubilante potere della televisione.
 
La lista di opere sarebbe certamente ancora lunga, ma forse il film che meglio descrive François Truffaut è il primo lungometraggio da lui ideato, scritto e diretto, ovvero “I quattrocento colpi” (1959): la drammatica storia, ambientata nella Parigi degli anni Cinquanta, del 12enne Antoine Doinel, protagonista di una corsa a ostacoli in cerca dell’uomo che sarà. Capolavoro all’esordio.    
 
Nelle foto, dall'alto in basso: François Truffaut e alcune sequenze tratte da "Jules e Jim", "Fahrenheit 451", "I quattrocento colpi".