Crescere o decrescere per essere felici?
di Aldo Vaglia

Un'intervista sull'Espresso al filosofo francese Latouche mi ha dato lo spunto per affrontare l'argomento. C'è un movimento anche in Italia che si richiama a questa teoria è il MDF di Pallante.

 
 
Frugalità e austerità due parole fuori moda, più antica la prima che si richiama a San Francesco, più attuale la seconda usata da Berlinguer nel suo discorso del '77 a Roma: l’austerità come leva di sviluppo «abbandonare l’illusione che sia possibile perpetuare un tipo di sviluppo fondato su quella artificiosa espansione dei consumi individuali che è fonte di sprechi, di parassitismi, di privilegi, di dissipazione delle risorse, di dissesto finanziario». 
 
Le due parole sebbene lontane nel tempo esprimono il medesimo concetto. 
Più risparmio e meno consumo. 
Teorie che si sono sempre scontrate con la crescita del Pil indicatore privilegiato per il benessere delle nazioni.
 
La moneta unica ci sta strangolando perché è supervalutata e ci impedisce di fare politiche nazionali di protezionismo economico e sociale e  non ci lascia svalutare. 
Recuperare il senso del locale, il legame profondo con la terra e i luoghi. 
Solo in questo modo potremo costruire una vera solidarietà tra generazioni e progettare per l’umanità un futuro più sereno. 
A prima vista potrebbe sembrare il programma economico della Lega.
E' invece quanto afferma, in un’intervista, l’economista-filosofo francese Serge Latouche che continua nella spiegazione che per vivere meglio è necessario e impellente produrre e consumare meno.
 
Né destra né sinistra - e nemmeno gli altri partiti rappresentati nel parlamento italiano - hanno la possibilità di cogliere ciò che anche in senso utopistico esprime la politica della “decrescita”. Questo afferma in sostanza il filosofo. 
Troppo legata a schemi del passato è la sinistra che, nonostante abbia assorbito una parte delle tematiche verdi, non va oltre ricette di tipo Keynesiano.
Scivolata da un socialismo reale a una social-democrazia e a un social-liberismo, appoggia insieme alla destra un governo di economisti che hanno sostituito i politici e non è più in grado di distinguersi su nessuna proposta economica. 
 
Senso della comunità, famiglia, spiritualità, il bello e il buono potranno in una società post-materialista sostituire la ricchezza. 
Sarà possibile lavorare meno, produrre meno, consumare meno, o andremo dritti verso catastrofi carestie e guerre?
Tre crisi attanagliano contemporaneamente il sistema: quella economico- finanziaria che non ha ancora finito di produrre i suoi danni, quella politica che vede l’America ancora prima potenza militare, ma non più economica e quella ambientale.
Queste per fortuna non agiscono in contemporanea ma sono presenti e gli stati ricchi basati sull’impossibilità di decrescere non potranno che acuirle. 
 
La decrescita non è una ricetta valida per tutti. I paesi poveri hanno altri problemi a cui pensare.
Da noi la decrescita si è già imposta non per scelta, ma perché pensioni stipendi risparmi sono consumati da affitti, tasse, mutui, automobile, energia….
Nella costituzione americana la ricerca della felicità è messa sullo stesso piano di uguaglianza e libertà. Il movimento della “Decrescita Felice” sostiene che sia possibile trovare la felicità oltre la ricchezza e il consumo. Visto che siamo obbligati, non ci costa niente provarci.