Spasmi vitali
di Itu

Vita e morte da angolazioni di diverse età.

 
Cerco di spiegarmi la grande attrattiva che certi film d’azione esercitano su mio figlio, vedo particolari che mi inquietano e so che lui non è distratto come me dall’ansia di telecamere che sgusciano e scattano su particolari sempre più rumorosi e colorati dove non è importante la storia che conduce ma l’evento sconcertante che si ripete senza fiato per due ore di film.
 
Anche i video giochi hanno la stessa struttura ansiogena per me, mi turo il naso e soffoco la spontanea richiesta di cambiare registro, mi permetto a volte di chiedere se abbassa il volume e lo lascio in balia di quel movimento isterico mentre lui si stiracchia stanco con movimenti da bradipo: forse l’immobilismo davanti al video e tutto quel movimento che attraversa lo schermo creano un paradosso, che stanca mio figlio stracco sul divano e riposa invece gli attori che nulla hanno a che fare con le trame che recitano.
 
Ma l’adolescenza si nutre di eccitazioni e di paradossi, di bianco o nero, di morti che resuscitano in continuazione in un’orgia di deliri in cui mai si consuma il dolore e il lutto, parolacce oscene che oscurano il bisogno di travalicare continuamente il limite dell’ovvio quotidiano.
Pensare che la morte per i più arriva quatta quatta con le sembianze della vecchiaia, con il consumo lento e inesorabile di cellule che si atrofizzano e plasmano un corpo e una mente buffa abbastanza da rendere il cerchio vitale ridimensionato rispetto al rumore eroico della gioventù.
 
Non si parla di eroi vecchi, al massimo di saggi.
Ma è la morte che deve impaurire o il percorso che comunque ci porta a lei?
Meglio sarebbe farci trovare vivi, questa la vera sfida che rende eroici anche nella vecchiaia.