La verità sulla vicenda Bovegno-Montecampione
di Erregi

Con una lunga e dettagliata presentazione caricata anche sul sito ufficiale, il Comune di Bovegno racconta tutta la storia, dal 2005 ad ora, delle tre società susseguitesi nella gestione degli impianti di Montecampione e Bovegno

Una storia, questa, che parla di sprechi e cattiva gestione e che rischia di gravare seriamente sulle casse del piccolo comune valtrumplino; una vicenda lunga e molto articolata, che comincia nel 2005 con la formazione di Bovegno Impianti (BI), società che ha come socio unico proprio il comune e che si pone l’obiettivo di valorizzare il proprio territorio.

Moltissimi soldi sono stati investiti in questa impresa, che avrebbe dovuto collegarsi con la Montecampione Impianti (MI), notoriamente gravata da debiti, anche attraverso un polo turistico già progettato a settembre 2009, ma mai andato in porto, anche considerate le critiche e i dubbi della cittadinanza, che si era data da fare per raccogliere firme in opposizione al progetto milionario.

È nel dicembre del 2010 che nasce la Montecampione-Bovegno Ski (MBS) , con basi tutt’altro che solide ai suoi piedi e con l’appoggio, però dell’allora maggioranza; addirittura, attraverso una serie di patti, la parte bovegnese della società, si era impegnata a rilevare ed acquistare un ramo della Montecampione Impianti, contro qualsiasi logica gestionale e senza la minima spiegazione economica, visti i dubbi più che fondati sulle sorti dell’avventura intervalliva.

È attraverso la lottizzazione di terreni comunali edificabili, come quello della malga Corti di Re di Campo, che l’allora maggioranza crede di ricavare le risorse necessarie, ma la popolazione dice no e con circa 630 firme consegnate al ex sindaco Bruno Tanghetti, che si oppongono alla lottizzazione perché lesiva degli interessi della comunità. Inoltre, questa lottizzazione prevedeva una spesa di oltre 100 milioni di euro, chiaramente insostenibile per il comune, considerando anche la crisi del settore immobiliare, specie per le seconde case.

A febbraio del 2011, poi, quando il termine per l’esborso di una parte dei soldi che BI si era impegnata a dare per l’acquisto di un ramo di MI, in un consiglio comunale composto solo da due membri della maggioranza, viene approvata l’accensione di un mutuo, anche ipotecario, di circa 2 milioni di euro. Nel frattempo sempre più soldi vengono richiesti alla BI in forza di accordi e patti parasociali stipulati in precedenza e la situazione si fa sempre più critica.

Ma nel frattempo, le elezioni amministrative di maggio, hanno rovesciato l’ex sindaco, nonché socio della MBS, con l’elezione di Tullio Aramini, da allora alle prese con questa patata bollente e con un mutuo ipotecario di 1 milione e settecentomila euro con la Banca Popolare di Bergamo, che potrà rivalersi su terreni per un totale di 443.119 metri quadrati.

Dopo tutto questo caos, Aramini, il 27 maggio 2011, è costretto, con una lettera, a diffidare il consiglio d’amminstrazione della BI dall’utilizzo di fondi derivanti dal mutuo acceso con la Banca di Bergamo. Ma ora, la strada per salvare Bovegno da debiti e vincoli è un vero slalom tra patti e normative; l’amministrazione è al vaglio delle diverse opportunità, anche grazie alla consulenza di avvocati ed esperti, per cercare di salvare il salvabile e ridurre il più possibile il danno economico.

Ad oggi, come spiega il grafico, i debiti contratti dalla BI potrebbero essere estinti se ogni famiglia bovegnese sborsasse 500 euro, ma, ovviamente, non possono e non devono essere i cittadini a pagare per la cattiva gestione della vicenda, quindi, non resta che attendere che la strada migliore e meno dolorosa sia scelta e, nel frattempo, stringere la cinghia…