Le sonde per salvare il Gobbia
di Andrea Alesci

L'amministrazione comunale di Lumezzane e Arpa hanno unito le forze per monitorare le condizioni del torrente valgobbino tramite quattro centraline in altrettanti punti segreti, con l'obiettivo di individuare chi inquina il fiume

Già negli anni Settanta cominciò a essere stuprato dall’incuria e dall’indifferenza per il territorio il povero torrente Gobbia. A risentire in termini di abitabilità anche tutta quella gente che mestamente lo vede tutti i giorni scorrere nell’alveo che da Lumezzane scende verso Sarezzo e quindi passa per Villa Carcina prima di diventare parte del Mella.
 
Molti cittadini hanno dovuto rimboccarsi le maniche e inventarsi qualcosa per difenderlo, in attesa di un lento salvataggio che, forse, potrà arrivare solo con un sistema di depurazione ad oggi assente. Ora interviene anche l’Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) con dei controlli ambientali nel tratto finale del torrente, quello che attraversa il comune di Sarezzo.
 
Un’azione che viene intrapresa di concerto da Arpa, Comune di Lumezzane e polizia locale, con l’installazione di quattro centraline mobili in altrettanti punti (segreti) del torrente Gobbia per il monitoraggio continuo.
 
“Proprio in questi giorni – dice l’assessore all’Ambiente, Andrea Capuzzi – stiamo procedendo alla taratura dei dispositivi che, entro la fine di dicembre, entreranno in funzione: di fatto, le centraline rileveranno dati su profondità e temperatura delle acque, inviando un segnale di allarme telefonico ad Arpa quando si registrassero valori anomali; a quel punto Arpa avviserà l’ufficio Ambiente del Comune di Lumezzane e la polizia locale, pronti a intervenire subito per stabilire le cause dell’anomalia ed eventualmente risalire al soggetto che le ha determinate”.
 
Un’iniziativa che cerca di correggere piano piano la subdola inciviltà di molta gente, che da troppi anni emerge nelle acque schiumose del torrente Gobbia.