Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne
di Erregi

Istituita nel 1999 dalle Nazioni Unite per promuovere una sensibilizzazione, la Giornata del 25 novembre ricorda il tragico assassinio delle sorelle Mirabal nel 1960, durante il regime di Trujillo nella Repubblica Domenicana

Decisamente troppe le donne che, secondo un indagine Istat del 2007, subiscono violenze fuori e dentro le mura domestiche: 6 milioni e 743 mila sono le donne, tra i 16 e i 70 anni che nella loro vita sono state vittime di percosse o violenza sessuale.

A peggiorare la statistica, incide un altro dato: nel 96% dei casi, la violenza non viene denunciata, il che significa che, chi ha maltrattato le donne, nella stragrande maggioranza dei casi, non solo non viene perseguito legalmente, ma non verrà probabilmente nemmeno mai sospettato per il crimine commesso e avrà, in questo modo, la possibilità di commettere altre violenze.

A Brescia, grazie al lavoro coordinato tra Dipartimento Emergenza e Accettazione e ginecologi, infettivologi e medici legali del Civile, si è creata una procedura specifica da seguire in caso di pazienti che hanno subito violenze o in caso di sospetto.

La procedura poi, si estende a livello locale grazie agli interventi delle Asl, dei Consultori e dei Servizi Sociali. Già dall’accoglienza in Pronto Soccorso, è importante che la paziente si senta al sicuro e venga seguita da specialisti che curino sia le ferite fisiche, che, soprattutto, quelle psicologiche e mentali.

Per quanto riguarda i rischi fisici, è importante, nel caso di pazienti vittime di violenza sessuale, occuparsi immediatamente del rischio di trasmissione di malattie quali l’AIDS; solo all’interno degli Spedali Civili di Brescia, quasi una donna al giorno viene curata dalle conseguenze di un maltrattamento.

L’educazione dei medici, delle infermiere e del personale sanitario al riconoscimento dei sintomi, non solo fisici, che generalmente sono conseguenza di violenze, deve essere tale da non farsi sviare dalle scuse e giustificazioni che per paura o vergogna le pazienti utilizzano: cadute, distrazioni, piccoli incidenti domestici che più spesso di quanto non si creda nascondono momenti di vero e proprio terrore.

Certamente una giornata sola non basta per denunciare quanto orrore ci sia nella vita di molte donne indifese, ma le misure prese per combattere questo scempio non si ferma qui. É significativo che le istituzioni internazionali abbiano dedicato, negli anni, tanto impegno e tanto tempo per far conoscere questa realtà e far sapere a chi la vive che c’è sempre un modo per uscirne e vivere con dignità.

Non bisogna avere paura di denunciare una situazione alle autorità, né bisogna, come spesso succede, pensare di non meritare niente di più che le percosse: in molti casi, infatti, la donna è talmente maltrattata e ridotta a fantasma di se stessa da pensare di meritare le torture che le vengono inflitte.

Alzate la testa, donne, e vedrete quante sono ormai, le istituzioni che vi vengono in aiuto; vedrete quante sono le donne ad avere bisogno del coraggio altrui, perché in loro non ce n’è più nemmeno un briciolo; vedrete quante di loro sono state aiutate con successo e vivono ora vite normali e vedrete quanto sollievo porta il raccontarsi e sfogarsi con persone qualificate, che sanno come aiutare.