Continua la lotta ai cacciatori
di Erregi

Lotta indiscriminata, che spesso fa di tutta l’erba un fascio e la distinzione tra attività venatoria, bracconaggio e assassinio diventa sempre più labile

Altra vittoria della Lac, la lega per l’abolizione della caccia, che lo scorso giovedì ha ottenuto dal Tar la conferma della sospensione della delibera provinciale che avrebbe permesso l’apertura di roccoli e impianti per la cattura di uccelli da richiamo, da utilizzare nella caccia da appostamento.

Le motivazioni della Lac riguardavano, in particolare, il numero, secondo loro esagerato, di esemplari messi a disposizione come richiamo: 19.612, tra tordi, cesene, allodole e merli, cifra che, a loro parere andava contro le normative europee, che invitano ad “uno sfruttamento giudizioso” e “di piccole quantità di animali”.

La delibera della Provincia, effettivamente, non teneva conto di questo, ma la Lac non ha solo richiesto un ridimensionamento degli esemplari messi a disposizione, bensì ha ottenuto la chiusura dei 18 impianti di cattura.

La Lac continua a parlare di “scempio” e “saccheggio di uccelli migratori”, ma se tutto ciò avveniva con il benestare della Provincia, non sarà perché, effettivamente, nel territorio di Brescia e provincia, ci si poteva permettere di stanziare tale numero di uccelli per la cattura?

È presumibile che, dietro alla decisione della Provincia di concedere 19.612 uccelli, ci fosse un calcolo che prendesse in considerazione quanti e quali esemplari potevano essere “sacrificati” (tra virgolette, perché gli uccelli da richiamo, chiaramente, non vengono uccisi) per il compito.

È da ribadire un concetto fondamentale: la pratica della caccia non può essere negativa solo quando fa comodo e, invece, tornare utile quando vanno abbattuti esemplari fastidiosi o che danneggiano i raccolti. La caccia non può essere uno sterminio da un lato e una pratica utile, o addirittura indispensabile, dall’altro.

E se davvero l’andare contro la caccia presuppone un essere solidali con l’ambiente in generale, allora andrebbe considerato che, in tempi bui per la manutenzione delle nostre montagne, gli unici che tengono ancora pulito e in ordine il bosco, sono proprio i cacciatori, ultimi, veri amanti delle montagne.

I cacciatori, in sostanza, chiedono solo che non vengano utilizzati due pesi e due misure. Sono consapevoli di dover pagare le conseguenze della diffusa pratica del bracconaggio, ma, per i molti di loro che la legge la rispettano, queste continue privazioni sono davvero ingiuste.