Il servizio rimane, ma anche i dubbi
di Erregi

I ginecologi del Presidio di Gardone continueranno a seguire le loro pazienti prima e dopo il parto. La chiusura del Punto Nascite non si tradurrà in mancanza di assistenza specializzata

Magra consolazione, ma è già qualcosa. La chiusura del nido dell’Ospedale di Gardone, non vedrà lo smantellamento dell’intero reparto, gli spazi cambieranno, ma il servizio alle mamme continuerà ad essere garantito e, nelle intenzioni del Direttore degli Spedali Civili, sarà anche migliore.

I parti si sposteranno a Brescia, ma esistono già accordi con il 118 che, in caso di parto precipitoso dovrà trasportare la gestante direttamente al Civile. Sulla carta, va tutto bene: si rispettano le esigenze delle pazienti e si seguono le direttive sui tagli necessari.

Esiste, però una grossa obiezione: sono moltissime, infatti, le madri che, partendo, magari da Collio, partorirebbero in ambulanza, senza il sostegno delle dottoresse e delle ostetriche che le avevano seguite nei nove mesi di gravidanza e, chiaramente, senza il personale adatto ad affrontare eventuali emergenze neonatali.

E, per assurdo, una delle maggiori critiche mosse proprio al Presidio di Gardone era la mancanza di un’adeguata struttura per tali emergenze. Sembra, a questo punto, che perfino un’ambulanza lanciata a folle velocità sulla SP 345 sia un luogo più adatto per partorie, rispetto al reparto maternità di Gardone. Ma come può essere?

Le mamme non possono che sperare che l’opuscolo che dovrebbe essere distribuito in tutta la Valle dia risposte ai loro numerosi dubbi.