La verginità della Lega
di Rus

L’avrei giurato. Il giorno stesso della resa di Berlusconi, la Lega torna in Padania, proclama Bossi, per rifarsi la verginità.

 
Non so a che punto siano le nuove tecniche di microchirurgia, ma se si può sarà una roba di plastica.
Così è anche in politica. Il popolo ti chiederà perché e con chi hai sacrificato l’illibatezza.
Sembra un sollievo, la fine di un incubo l’uscita dal Governo, invece è una sconfitta bruciante che non si rimedierà più nemmeno tornando nelle regioni del Nord.
Il revival non è dato, storia docet.
 
Quasi vent’anni di Governo, grande capacità di occupazione del potere e degli enti a man bassa (una volta si chiamava sottogoverno); ma intanto nessuna delle opzioni politiche leghiste, federalismo, xenofobia, rivolta fiscale, paganesimo del Dio Po, cattolicesimo reazionario, ha salvato la sintonia col popolo. Semmai restano da giustificare i troppi compromessi imbarazzanti con la malapolitica di Berlusconi e con la sua campagna acquisti dentro e fuori il Parlamento.
 
E’ cambiato il mondo con questa crisi, con gli sconvolgimenti in Europa e nel Mediterraneo, i localismi non pagano più.
Nel territorio vivono ancora le code delle inquietudini che hanno fatto forte la Lega, le risposte mancano ancora, ma un ceto dirigente compromesso col peggior potere politico italiano non ha più le credenziali per incarnare l’antipolitica.
Bossi, Maroni, Calderoli se la passeranno comunque mica male, mentre il popolo italiano dovrà intraprendere una via crucis pesantissima di sacrifici per uscire da questa crisi e dare un futuro di speranza ai tanti giovani senza lavoro e reddito.
 
I “leghisti romani” sono reduci da una stagione indecorosa, partiti da Roma Ladrona e arrivati a forme di peggior clientelismo familiare.
Oggi minacciano sfracelli su chi tocca le pensioni, loro che hanno apportato quattro modifiche in due anni con le quali uomini e donne sono costretti a lavorare anni in più, avrebbero voluto metter mano alle pensioni di reversibilità, hanno massacrato la finanza degli enti locali (alla faccia del federalismo), non hanno mai voluto sentir parlare d tassa patrimoniale per i più ricchi e gli speculatori finanziari, hanno azzerato i fondi per l’assistenza e le tutele sociali.
 
Fino a pochi mesi fa nel più fermo immobilismo negavano la crisi, si occupavano degli ad personam del Premier, e oggi che la pentola è stata scoperchiata tocca ad altri di buona volontà rimediare a questi disastri.
I miracoli non li farà nessuno, speriamo almeno che il popolo apra gli occhi, rilegga la storia e la memoria di questo Paese e affronti le sfide con forza senza affidarsi ad altri stregoni che non han di meglio che riaprire il Parlamento Padano.
Qui sì una bella pernacchia è dovuta.
 
Rusì