Tifosi bresciani fermati dalla questura
di Erregi

Vietata la manifestazione pacifica degli ultras del Brescia alla stazione di Verona Porta Nuova, organizzata per ricordare le percosse a Paolo Scaroni

Il gruppo della Curva Nord chiedeva solo di ricordare a tutti che c’è un processo in ballo: quello nel quale il loro compagno, Paolo, (malmenato fino ad essere ridotto in fin di vita, sei anni fa, in seguito alle cariche delle forze dell’ordine) cerca di far sentire le proprie ragioni e ottenere giustizia.

Un gruppo di 50 persone, guidate dal capo ultras Diego Piccinelli, avevano risposto all’appello e non si sono persi d’animo nemmeno dopo il divieto della questura veronese di manifestare. Hanno comunque sfilato con sciarpe  e striscioni nel piazzale della stazione di Brescia.

L’indignazione per il divieto della questura è stata grande, ma contro le previsioni e i pregiudizi di molti, i tifosi si sono mantenuti assolutamente calmi e si sono limitati a chiedere, attraverso striscioni e numeri di matricola al petto, più giustizia.

Il Brescia 1911, infatti, chiede che gli agenti della celere indossino, quando sono in servizio, divise con numeri di matricola, in modo da poter essere riconoscibili: come non hanno problemi i tifosi a rendersi rintracciabili, non dovrebbero averne nemmeno le forze dell’ordine.

Nonostante la solidarietà dimostrata dal primo cittadino veronese, Flavio Tosi, che i tifosi hanno, infatti, ringraziato, la questura li ha fatti sentire umiliati. Per questo il gruppo non intende rinunciare al diritto di far sentire la propria opinione e, nelle prossime settimane, organizzerà un presidio pacifico fuori dalla questura.

L’obiettivo era solo attirare l’attenzione delle istituzioni sulla vicenda processuale nella quale Paolo è ancora coinvolto, ma non è stato dato loro nemmeno il beneficio del dubbio: si è pensato subito ai disordini che i tifosi avrebbero potuto creare, quando invece il gruppo aveva in mente tutt’altro.

Per ora gli ultras non si lasciano abbattere e hanno deciso di rimandare la manifestazione, ma il colpo ricevuto da questo divieto, proprio non se l’aspettavano, né se lo meritavano.