Altri limiti per i cacciatori
di Erregi

Il Tribunale Amministrativo Regionale ha accolto il ricorso del Lac contro l’apertura di impianti per la cattura di uccelli vivi, da richiamo. Non c’è pace per i cacciatori

La Provincia di Brescia aveva autorizzato l’apertura di 18 impianti finalizzati alla cattura di uccelli vivi, attraverso l’utilizzo di altri esemplari da richiamo. Per l’esattezza gli esemplari destinati al richiamo erano 19.612, tra tordi, cesene e allodole.

Nel week end, i gestori di questi impianti dovranno smantellare gli strumenti con i quali avevano attrezzao i roccoli del territorio, cedendo di un altro passo alle richieste degli animalisti. Il TAR ha dato ragione a loro e la Lega anti caccia ha ottenuto la sospensione della delibera della Provincia.

Felici gli animalisti, molto meno i cacciatori, che vengono indiscriminatamente e incessantemente accusati di bracconaggio, anche quando il sostegno di Regione e Provincia sembrerebbe dimostrare che le loro azioni sono legali e hanno l’appoggio delle autorità.

C’è però da dire che, per legge, si possono utilizzare solo pochi esemplari per la pratica del richiamo, mentre gli oltre 19 mila uccelli messi a disposizione dei roccoli, erano decisamente troppi. Ma allora perché non ridurre semplicemente il numero e far sì che sia rispettata la legge, ma anche il diritto alla tradizione venatoria?

Sembra, inoltre, che la vicenda non si fermerà alla Regione: il Lac, a quanto pare, ha tutta l’intenzione di segnalare le infrazioni secondo loro commesse alla Commissione europea. Dopo i Noa da Roma, Edoardo Stoppa, il Cabs (Comitato contro la carneficina degli uccelli) e il Lac, arriva l’ennesimo schiaffo al mondo della caccia.

Un conto sono i controlli contro il bracconaggio, un conto è accanirsi indiscriminatamente contro una pratica assolutamente lecita, nonché tradizionale, in Italia, proprio come lo è la pesca o l’allevamento di bestie da macello.

Considerando, poi, gli innumerevoli problemi del nostro Paese, francamente, i cacciatori e gli appassionati, si domandano per quale strano motivo, ultimamente, la priorità sia la “caccia ai cacciatori”, che, tra l’altro, rappresenta anche una non indifferente spesa pubblica.