Non paghino sempre i soliti
di Ernesto Cadenelli

Dalla Cgil, l'organizzazione sindacale che più di altre è stata critica con questo governo, una riflessione su quello che sta accadendo in Italia in campo economico.

 
In questi giorni il ministro dell’economia Tremonti sta predisponendo la manovra finanziaria da 40 miliardi di euro, per rispondere alle sollecitazioni della Commissione Europea e tenere il debito pubblico sotto controllo.
Lo spettro della Grecia sta terrorizzando tutti i Paesi che come l’Italia sono sul filo del rasoio e non hanno una prospettiva a breve di crescita duratura. I dati degli ordinativi industriali di aprile, in forte calo, ci riportano drammaticamente a previsioni nere per l’occupazione e soprattutto per il futuro dei giovani.
Il nostro Paese è dall’inizio della crisi che non sta mettendo in campo niente per stimolare la ripresa, il Governo è impegnato in altre faccende quasi tutte personali del Premier.
 
La Cgil è stata in campo, dopo la ritirata degli altri sindacati, in questi due anni con proteste, manifestazioni e scioperi generali, ultimo il 6 maggio scorso, per far assumere al governo e a Confindustria decisioni e proposte coraggiose per far uscire il paese dalla crisi.
La risposta del Governo e in particolare dei ministri Sacconi e Brunetta è stata quella di svillaneggiare i lavoratori pubblici e di deregolamentare diritti e tutele per tutto il resto del mondo del lavoro.
Il lavoro precario è aumentato e il lavoro stabile ha perso diritti e contratto di lavoro.
 
I pensionati non sono nemmeno stati presi in considerazione, anzi niente rivalutazione delle pensioni e taglio di tutti i fondi per l’assistenza a partire da quello per la non autosufficienza.
Hanno solo disperso le poche  risorse in mille rivoli tra bonus e social card.
La carità al posto di interventi strutturali e stabili per tutelare il valore delle pensioni
 
I Comuni sono stati tartassati dal patto di stabilità (fatto dal governo), decurtati di risorse alla faccia del federalismo.
Per la verità una legge sul federalismo è stata fatta e per il momento dà come risultato la possibilità di aumentare l’irpef comunale ancora su pensioni e lavoro dipendente.
Cosa che molti comuni stanno facendo in queste settimane a partire dal capoluogo.
 
Ma la preoccupazione maggiore oggi è sui contenuti della manovra, paragonabile per entità a quella del 1992 allorchè l’Italia era sull’orlo della bancarotta. (92.000 miliardi di lire allora, 40 miliardi di euro oggi).
Continua ad esserci la necessità di ridurre il carico fiscale su pensioni e salari, per dare ossigeno alle famiglie e rilanciare i consumi, ma Tremonti vorrebbe farlo a costo zero, cioè aumentando l’Iva in cambio di piccole riduzioni Irpef. Una presa in giro, l’Iva la pagano da sempre i consumatori.
Si ventila anche la possibilità di aumentare a 65 anni l’età pensionabile per le donne del settore privato (l’anno scorso il Governo aveva adottato analoga misura per le dipendenti pubbliche).
Sarebbe questo un furto bello e buono alle spalle di donne che avendo versato i contributi secondo la normativa vigente si vedrebbero ritardare il pagamento della pensione di cinque anni.
 
A nessuno nel Governo viene in mente che in questo Paese c’è una evasione fiscale spaventosa calcolata in 120 miliardi all’anno di euro (dati confermati dall’agenzia delle entrate) e che le rendite finanziarie sono tassate al 12% contro una media europea del 20% e un’aliquota minima sulle pensioni del 23%.
La Cgil, a scanso di equivoci, propone accanto alla solita battaglia per contrastare l’evasione fiscale una tassa straordinaria sulle grandi ricchezze (dagli 800.000 euro in su) da destinare ad interventi per un rilancio dell’economia e per la tutela dei redditi e delle famiglie che perdono lavoro casa e se sono immigrati anche il permesso di soggiorno.
 
Questa è una delle proposte che abbiamo messo in campo nello sciopero del 6 maggio e che intendiamo sostenere con tutte le forme di mobilitazione possibili.
La Cgil e lo Spi contrasteranno qualsiasi manovra governativa che intenda far pagare ai soliti noti il prezzo della crisi.
Ci sono poi i costi della politica, indennità parlamentari, aumento delle province, stipendi e liquidazioni d’oro, tutti intoccabili!
Non tocca a noi fare e disfare i Governi, ma attenti a non tirare troppo la corda con le persone che pagano quotidianamente le conseguenze di questa crisi.
           
Ernesto Cadenelli
Segr.Gen. Sindacato pensionati Spi Cgil