Skin ADV
Giovedì 25 Aprile 2024
Utente: Password: [REGISTRATI] [RICORDAMI]


 

 
 


 


22 Febbraio 2014, 09.25

Quaderni di Cinema

12 anni schiavo

di Nicola Cargnoni
Religiosità e corporalità, unite dal filo rosso del sadismo schiavista, in questo film di un sorprendente Steve McQueen

Torna al cinema il sorprendente regista Steve McQueen, che dopo alcuni importanti cortometraggi ha esordito nel 2008 con «Hunger», un lungometraggio sulle condizioni dei detenuti politici nell’Irlanda del nord, e nel 2011 ha stupito gli appassionati con il capolavoro «Shame».

Con questi lavori
il regista ha destato l’attenzione dei cinefili, divenendo fin da subito uno dei cineasti più amati del circuito del cinema d’autore. Il “club dei cinefili”, si sa, tende a essere particolarmente geloso dei propri autori; ma credo sia il caso di non farsi condizionare dai fin troppi pregiudizi che hanno accompagnato l’uscita di «12 anni schiavo».

Steve McQueen strizza l’occhio a Hollywood, è vero, ma lo fa realizzando un film che probabilmente allarga il target di spettatori a cui invece erano destinati i primi due lavori.

Ma è necessariamente un male?
Il regista non realizza un film commerciale, infatti mantiene i tratti peculiari della sua precedente produzione: non c’è mai nulla di scontato, di sottinteso o in sospeso, non lascia nulla all’immaginazione.
L’inquadratura è sempre cruda, reale, con una grandissima attenzione alla corporalità, che è il tratto distintivo del promettente regista.

In una narrazione che si alterna tra (molto) presente e (qualche) flashback, McQueen concede largo spazio al sadismo e alla follia della società schiavista degli Stati Uniti di metà Ottocento.
In una serie di inquadrature, per esempio, mostra diversi schiavi negri che portano sui corpi e sui visi le cicatrici e i segni della violenza; poi a un certo appunto l’inquadratura ferma su un anziano, nero, barba e capelli brizzolati, che sembra trattenere un sorriso bonario.
Il viso è pulito, lo spettatore (in forza di quel “montaggio per attrazioni” teorizzato da Eisenstein) è portato a cercare gli sfregi.
Poi si rende conto che in realtà all’uomo manca una mano, è monco, ma ormai l’inquadratura è cambiata: se il viso è esente da cicatrici, lo stesso non si può dire del corpo. L’idea di mutilazione fisica accompagna quella della libertà.

Il film è interamente ambientato in esterni; eppure non si scorge mai la presenza di uno spazio aperto, c’è sempre qualcosa che delimita lo spazio visivo, il grandangolo è mutilato come i personaggi del film; da questo traspare il senso di prigionia e di soffocamento che il protagonista vive.
Là dove c’è un campo di cotone, v’è uno schiavista armato di frusta che ‘taglia’ l’orizzonte. I campi di canna da zucchero non sono mai inquadrati nella loro immensità, ma sempre dal basso, rendendo così opprimente anche il più arioso degli ambienti esterni.

Come al solito Fassbender (vero e proprio pigmalione di McQueen) si lascia andare a una interpretazione straordinaria.
Stupefacente il protagonista (un sorprendente Chiwetel Ejiofor); buone le prove dei comprimari, da Chiwetel Ejiofor (War Horse, Espiazione, la serie TV Sherlock) fino a Paul Dano (l’odioso sacerdote della chiesa della Terza rivelazione in Il petroliere), compreso un Brad Pitt che fa una parte minore, ma che ha un ruolo chiave nella trama.

La massiccia presenza di canti spiritual arricchisce questo film, mettendo a confronto la differente religiosità dei protagonisti: da un lato i padroni, che la domenica leggono la bibbia ai propri schiavi, ma che si lasciano andare a frustate, punizioni, inaudite violenze e impiccagioni facili.
Dall’altro gli schiavi, che la bibbia non sanno leggerla, ma che esprimono la loro fede in dio (quello della libertà, il dio che lenisce la fatica e il dolore delle ferite) con splendidi e primordiali blues; tra scenografie, costumi e musiche questo film è un gioiello di filologia cinematografica.

Alcune scene sono già da storia del cinema
, come per esempio quella della ‘impiccagione’ (chi vedrà, saprà), che lascia lo spettatore in un’angosciata e incredula apnea per tutta la sua durata: un piccolo capolavoro di fotografia e regia, un film nel film.
La valutazione non può essere meno di ****.

Se strizzare l’occhio a Hollywood significa realizzare questi lavori, allora (qualche volta) ben venga.
Ora, però, procuratevi «Hunger» e «Shame» e vedeteveli.
 
Visualizza per la stampa

TAG





Aggiungi commento:

Titolo o firma:

Commento: (*) ()





Vedi anche
17/09/2014 06:33
«Belluscone» e «La zuppa del demonio», l’Italia del piccolo-grande cinema Nelle sale due film d’autore, testimonianze della vitalità che ancora anima la linfa del cinema di casa nostra

11/03/2014 12:00
La 'trilogia del degrado', il vero cinema del reale In questi giorni in cui si parla molto del film di Sorrentino, tra le varie bestialità (e i vari paragoni con Fellini, del tutto fuori luogo) ne ho sentita una che mi ha colpito in particolar modo: «La grande bellezza» rappresenta alcuni aspetti della nostra società

17/04/2015 08:49
Nanni Moretti è sempre meglio di come te lo aspetti In un racconto circolare e chiuso Moretti racconta del rapporto tra il cinema e la realtà, sullo sfondo di una storia personale che non si limita all’autobiografia

30/04/2015 12:35
«Samba», il ballo tra integrazione e amore La coppia Toledano-Nakache torna nelle sale con un film riuscito a metà

30/03/2014 09:35
Storia di una ladra di libri Una fiaba di libri e sogni al tempo del nazismo, con un ottimo cast.
Non basta, però, a fare di questo film un prodotto che poteva essere certo migliore



Notizie da Quaderni di cinema
11/06/2015

La guerra infuria al cinema

Tra citazioni bibliche e sciami di pallottole, arriva nelle sale un film di guerra che mantiene la tensione sempre altissima

01/06/2015

Dalla Bibbia alla Russia, il «Leviathan» è al cinema

Arriva nelle sale italiane il film russo che ha ottenuto una candidatura come miglior film straniero nella scorsa edizione degli oscar

28/05/2015

Matteo Garrone e il suo Racconto dei Racconti

Ispirandosi a una raccolta di fiabe del XVII secolo, il regista romano si impegna in un lavoro che ha il merito della novità nel panorama cinematografico italiano


26/05/2015

Youth e la giovinezza ritrovata di Sorrentino

Il chiacchierato ritorno di Sorrentino nelle sale ci fa fare un salto indietro nella carriera del regista premio Oscar

11/05/2015

«Forza maggiore» e le valanghe che ci travolgono

Seguendo una famigliola in vacanza sulla neve, il regista Ruben Östlund ritrae la rapida evoluzione di una crisi di coppia

07/05/2015

I bambini di Veltroni ne sanno abbastanza, ma non più degli adulti

Dopo l’esordio col film su Berlinguer, Veltroni sposta lo sguardo dal passato al futuro in un tentativo che risulta piuttosto buonista

04/05/2015

«Child 44»: spazio al thriller melodrammatico

Sdoppiando la narrazione su due trame parallele, il regista ottiene un buon risultato senza appesantire la visione

30/04/2015

«Samba», il ballo tra integrazione e amore

La coppia Toledano-Nakache torna nelle sale con un film riuscito a metà

17/04/2015

Nanni Moretti è sempre meglio di come te lo aspetti

In un racconto circolare e chiuso Moretti racconta del rapporto tra il cinema e la realtà, sullo sfondo di una storia personale che non si limita all’autobiografia

13/04/2015

La vergine giurata

La «Vergine giurata» di Laura Bispuri è l’ottimo esordio della giovane regista. Paesaggi e silenzi si alternano in un meraviglioso affresco che ha, al centro, un personaggio enigmatico e nuovo per il nostro cinema

  • Valtrompia
  • Bovegno
  • Bovezzo
  • Brione
  • Caino
  • Collio
  • Concesio
  • Gardone VT
  • Irma
  • Lodrino
  • Lumezzane
  • Marcheno
  • Marmentino
  • Nave
  • Pezzaze
  • Polaveno
  • Sarezzo
  • Tavernole
  • Villa Carcina
  • -

  • Dossier